LA NOTIZIA

PADOVA, 14 DICEMBRE 2017 - Nell’aula Magna del Palazzo del “Bo”, sede dell’Università degli Studi di Padova, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, ha presieduto la cerimonia di cambio al vertice del Comando Forze Operative Nord (COMFOPNORD). Al Generale di Corpo d’Armata Bruno Stano, 35° comandante della Brigata SASSARI, che oggi lasci il servizio attivo è subentrato il Generale di Corpo d’Armata Paolo Serra.
Numerose le autorità civili e militari presenti: il Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Ambiente, Barbara Degani, il sindaco della città di Padova Sergio Giordani e il Magnifico Rettore dell' Università, Prof. Rosario Rizzuto.
Il Generale Errico, nel corso del suo intervento, ha ringraziato il Generale Stano per l’impegno dimostrato nel portare a termine la costituzione del Comando Forze Operative Nord. Un processo iniziato nel settembre 2013, nell’ambito della riorganizzazione degli alti comandi della Forza Armata, che ha visto l’accorpamento del 1° Comando Forze di Difesa con il Comando Militare Esercito “Veneto". Il processo è poi continuato, nel corso del 2014 con le assunzioni delle funzioni del Comando Infrastrutture Nord e nel 2015 acquisendo, alle proprie dipendenze, la Divisione “Friuli”. Dal 1° ottobre 2016 il Comando Forze di Difesa Interregionale Nord ha accorpato tutte le funzioni operative, infrastrutturali e territoriali della Forza Armata del centro e nord Italia cambiando la propria denominazione nell’attuale Comando Forze Operative Nord. Il Generale Errico ha, inoltre, evidenziato come la Forza Armata abbia sempre trovato nel Comando delle Forze Operative Nord un interlocutore affidabile, disponibile e propositivo che ha garantito interventi tempestivi e altamente qualificati, a riconferma del ruolo decisivo dell' Esercito quale strumento al servizio della comunità nazionale.
In quest’area, il COMFOPNORD sovrintende a tutti i concorsi che l’Esercito fornisce, in conformità ai propri compiti istituzionali e nel caso di pubbliche calamità, come accaduto per gli eventi sismici che hanno colpito l’Italia centrale il 24 agosto 2016 e successivamente il 30 ottobre, dove il COMFOPNORD ha coordinato nelle prime fasi l’operazione “Sabina”, nella quale sono stati impegnati circa 1500 militari e oltre 500 mezzi (tattici, speciali del genio e commerciali) per la ricerca e il soccorso di superstiti, rimozione delle macerie, ripristino della viabilità stradale e vigilanza anti sciacallaggio di paesi e borghi disabitati.
Il Generale Paolo Serra ha recentemente lasciato la carica di Consigliere per la Sicurezza nell’ambito della Missione ONU UNSMIL in Libia.

IL DISCORSO DI COMMIATO
DELL'ULTIMO BABBU MANNU

Desidero, innanzitutto, rivolgere un caloroso saluto ed un sentito ringraziamento alle autorità intervenute militari, civili e religiose e a tutti i gentili ospiti. In particolare al sottosegretario del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Barbara Degani, sempre vicina al Comando, al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nonchè amico carissimo col quale 44 anni fa varcammo insieme il portone dell’ Accademia ed al Magnifico Rettore per avermi dato la possibilità di essere qui oggi nella magnificenza di questa aula magna dell’ unica università italiana, meritare una Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Ringrazio al contempo la città di Padova ed i rappresentanti delle istituzioni locali: la vostra presenza testimonia, ancora una volta, quei valori di amicizia, di reciproca stima e di collaborazione che sono stati fondamentali, in questi anni, per creare le giuste sinergie e raggiungere traguardi ambiziosi.
Un pensiero commosso a quanti si sono immolati per la nostra patria, in ogni epoca e luogo, ma ricordando soprattutto quelli più recenti nelle missioni internazionali: a loro rivolgo un commosso pensiero e alle loro famiglie qui presenti che, giorno dopo giorno, con profonda dignità e compostezza, convivono con l’immenso dolore della perdita dei propri cari, esprimo tutta la sincera ed affettuosa vicinanza della grande famiglia dell’Esercito che porterà sempre impressi, nel cuore e nella mente, i volti dei propri fratelli scomparsi.
Concludo oggi oltre 4 anni e mezzo di comando delle Forze Operative Nord, iniziati nel 2013 allorquando il comando di Vittorio Veneto è rientrato, dopo 60 anni, a Padova da dove era partito prima (nel 1953), costituendo così uno dei pilastri della ristrutturazione di tutto l’ Esercito, a seguito della riduzione delle Forze Armate che da 190mila sono ridotte a 150mila di cui 90mila per l’Esercito.
Abbiamo percorso molta strada insieme, inizialmente con poca fiducia in noi stessi e con molti dubbi se dall’unione di tre realtà così diverse tra loro, un comando operativo, uno territoriale ed uno logistico, si potesse raggiungere un obiettivo così ambizioso.
Non solo lo abbiamo raggiunto in tutti i tre campi - anche nel settore amministrativo che è stato completamente rivisitato - ma siamo in attesa di compiere un ultimo passo: aspettiamo il completamento nel settore logistico allorquando la logistica di tutte le Forze Armate sarà rivisitata come previsto dal libro bianco della Difesa .
Abbiamo cioè trasformato radicalmente il vecchio comando di Vittorio Veneto, adeguandolo ai nuovi ritmi operativi, pianificando e ripianificando, organizzando e riorganizzando, dando ordini e contrordini, ma cercando sempre di smarcarci da un ruolo di meri produttori di carta scritta e sforzandoci di fare il meglio ed il giusto per le nostre unità. Sono certo che questa trasformazione consegni all’Esercito uno strumento efficace ed efficiente di comando e controllo, vero, testato in questi anni nell’area nord dell'Italia, da Val di Susa ai confini orientali fino ad Amatrice, organizzando tutte le attività operative e non, sia nazionali sia all’estero, impegnando oggi circa 5000 uomini e donne di questo Comando e gestendo tutte le attività territoriali di circa mezza Italia (62 prefetture e circa 33 milioni di abitanti) e un patrimonio immobiliare con oltre 5000 infrastrutture.
Tutto questo però è solo l’inizio della vita di questo Comando, ma consentitemi di ricordarcelo e ricordarvelo: c’è ancora tanta altra strada da percorrere nel prossimo futuro, almeno per i prossimi 20 anni. Un prossimo futuro che sarà sempre più complesso, come emerge chiaramente dalle cronache tragiche che ci travolgono quotidianamente e che non ci vedrà semplicemente minacciati da qualche organizzazione malavitosa da fronteggiare semplicemente con qualche tomo di buone leggi e da celebrare con una bella fiction e con qualche succoso approfondimento da talk show.
Nel prossimo futuro dovremo combattere minacce sempre più difformi e subdole che dimostrano continuamente una capacità di sorprendere tutta la comunità internazionale, spesso impreparata e disordinata di fronte alla necessità di garantire una risposta rapida, unitaria e globale. Basti pensare alla minaccia terroristica di matrice confessionale, ai foreign fighters che rientrano nei paesi d’ origine e io penso a quella più subdola : la minaccia “informatica” che costituisce oggi uno dei più efficaci metodi di lotta “asimmetrica”, come abbiamo visto di recente. e, ricordo se ce ne fosse bisogno, che l’Italia è uno dei paesi occidentali più esposti alla mutevolezza ed imprevedibilità di quelle minacce. un esempio di questo è la situazione di questi ultimi anni: mi riferivo alla complessa emergenza dell'immigrazione che l’Italia è chiamata a fronteggiare, emergenza in cui si vede la convergenza di fenomeni quali i flussi migratori incontrollati, l’attivismo di movimenti terroristici di matrice confessionale ed il proliferare di organizzazioni transnazionali di traffici illeciti tra cui quello di esseri umani.
E proprio questo tuffo nella vera realtà che tutti noi viviamo quotidianamente che ci deve dare vigore alla nostra autostima, restituendo onore a quella forma di libertà, la “sovranità nazionale”, che è la ragione vera del nostro giuramento e della quale noi soldati siamo da sempre i veri custodi, come fossimo dei sommi sacerdoti: chi li ignora o peggio li disprezza o li combatte non lo fanno a caso, ma sanno benissimo a cosa fanno scudo.
Qui sono presenti i comandanti e i sottufficiali decani dei reggimenti che dipendono da questo Comando, rappresentanti di circa 20mila soldati che hanno scelto la nostra impegnativa professione; a loro mi rivolgo in particolare, perché sono sicuro che a loro toccheranno prove che a quelli della mia generazione sono state risparmiate. Per questo voglio esprimere loro tutta la mia più sincera ammirazione anche perché dovranno essere forti e credere fermamente in quei valori che sono alla base della nostra professione. e non potranno nemmeno lucrare su quell’ affetto che una fetta della nostra società riserva solo ai cosidetti illuminati, ai indignati anti - tutto, ai non violenti, ai pestatori di poliziotti e ai mai sazi inventori di nuovi incredibili diritti. Per quel che vi riguarda, tutti voi che avete cucito sulla pelle la divisa, e che avete prestato giuramento, marcate la differenza e abbracciate ancora più forte i vostri doveri e lasciatelo pure il loro affetto.
La disciplina, l’integrità morale e lo spirito di corpo sono elementi fondamentali della nostra professione che devono essere perseguiti quotidianamente, affinchè la “dimensione etica” che ci contraddistingue possa davvero radicarsi in quanti hanno scelto la professione delle armi. La nostra, signori ufficiali, sottufficiali e volontari, infatti, è una delle poche professioni che si basa su una vocazione: una vocazione che non consente a nessuno di noi di giocare al risparmio nè con il tempo del nostro lavoro, nè con la tenacia del nostro impegno e nè con la tensione dei nostri ideali.
Questa è la via che ho ereditato e che ho cercato di trasmettervi e i risultati si vedono.
Fornisco solo due dati. il primo sono i risultati di un recente studio statunitense e rimbalzato in Inghilterra che ha analizzato il lavoro e il peso del contributo delle Forze Armate dei Paesi della Nato e dell’Unione Europea che indica noi, cioè le Forze Armate italiane come le migliori, con un peso nelle varie coalizioni molto determinante. I britannici hanno intitolato l’ articolo così “ il maestro militare dell’Europa: l’Italia”.
Il secondo è il paradosso dell’ impegno militare italiano all’estero. Qualche tempo fa sul sito chiamato “Politico” era scritto che l’Italia è il “poliziotto d’Europa” grazie alle sue missioni in tutto il mondo e ribalta l’ immagine diffusa dell’Italia come pessimo membro della Nato poichè dedica solo l’ 1,1% del p.i.l. anzichè come previsto il 2%. Siamo invece un modello da seguire nelle missioni all’estero. Infatti il contributo dell’Italia nelle missioni Nato e Onu dimostra chiaramente che il nostro Paese è diventato il poliziotto d’ europa perchè, come dice l’ ambasciatore italiano alle Nazioni Unite “ si puo’ misurare la spesa militare, ma questa non è l’unica unità di misura, perché creare sicurezza, schierare forze e organizzare operazioni contano più del budget”.
E noi dell’Esercito ci siamo sempre, e saremo sempre il maggiore azionista.
Ma oggi concludo anche il mio servizio attivo e quindi spero che mi perdonerete se accenno ad un brevissimo bilancio personale. L'Italia alla quale volevo dedicare i miei entusiasmi all’ingresso in Accademia 44 anni fa, era ormai diventata moderna, democratica, non violenta, moderata e solidale. innamorata del presente, in trepida attesa del futuro e dimentica del passato, a farsi difendere non ci pensava proprio, visto che le avevano detto che era iniziata un’ epoca di “peace and love forever” grazie a qualche tratto di autorevole penna che relegava le forze armate al ruolo di fastidiosa ed inutile necessità, resa obbligatoria solo dalla logica delle alleanze.
Cio’ nonostante, non mi fu difficile conferire un senso profondo alla mia vita di giovane soldato di mestiere investendomi almeno dall’ingenuo compito di affermare e difendere un’orgogliosa diversità rispetto al resto del mondo. in ragione di questa autoinvestitura, in ogni caso, sono sempre stato più che appagato della mia scelta di vita. grazie alla mia professione, infatti, non ho mai avuto difficoltà ad individuare robuste tracce di quella che era stata la vecchia educazione e anche la vecchia grandezza, nel comportamento sobrio, umano, disciplinato e coraggioso non solo mio, ma anche dei nostri soldati che sono da sempre espressione virile di un paese che puo’, solo grazie a loro, considerarsi Patria.
Non è quindi per un rituale artifizio retorico da praticare almeno una volta, in occasioni come questa, che concludo dicendomi in debito con la Forza Armata capace di riempire la mia vita come nessun’altra istituzione avrebbe potuto fare. L’hanno riempita, fin dal mio lontano tenentato i “Lupi di Toscana” prima e poi facendomi essere un “Sassarino”, un sardo acquisito al comando del 151° Reggimento e della Brigata SASSARI. magnifici soldati sia quelli di leva, sia oggi i professionisti costantemente impegnati per l’Italia e impregnati di Italia, ma altrettanto bravi professionalmente tutti gli ufficiali e sottufficiali con cui ho condiviso oltre 17 anni di vita nello Stato Maggiore dell’Esercito, periodo in cui ho dato il mio piccolo contributo alla trasformazione da leva a professionista dell’Esercito negli anni 2000.
Un ringraziamento dal profondo del cuore a quei miei comandanti che, con la forza del loro esempio e dei loro “cazziatoni”, mi hanno fatto andare quando volevo stare e stare quando volevo andare: hanno avuto ragione. Ringrazio, soprattutto, tutti i soldati di ogni arma e specialità dell’ esercito che hanno dato sprint alla marcia della mia vita.
Ma non sarei onesto e sincero se non manifestassi anche un sentimento di profonda amarezza per la mia personale vicenda: parlo dell’ attentato di Nassiriya, vicenda che ancora oggi non si è conclusa in sede giuridica dal punto di vista civile, a distanza di 14 anni. Al termine di questa vicenda giudiziaria avro’ ben 6 gradi di giudizio.
Al generale Serra che mi subentra nel comando, collega ma soprattutto amico con cui sono stato in prima linea sia nello Stato Maggiore nella trasformazione dell’Esercito da leva a professionista, sia fuori area in Kosovo nel lontano 2000, provo sentimenti di amichevole e sincera invidia nel saperlo meritevole destinatario da oggi dello stesso orgoglio che fino a poche ore fa sentivo mio e gli auguro ogni fortuna, con la certezza che il suo periodo sarà grande, come è stata tutta la sua vita militare.
Concludo con il Forza Paris dei sassarini, cioè tutti insieme per raggiungere quei grandi e piccoli traguardi a cui ognuno di noi vuole arrivare.
Viva il Comando Forze Operative Nord.
Viva l’Esercito Italiano.
Viva l’Italia.
                                                                                                                    Generale di Corpo d'Armata BRUNO STANO

 

Ciao BrunoStano
di  GIANFRANCO SCALAS

Bruno, oggi hai concluso la tua carriera militare. Sei stato un amico da tanti anni, mi volevi in Kossovo con il 151°, ma altri decisero che dovevo andare al comando Brigata, abbiamo passato tante ore a discorrere a Roma, a Cagliari, a Sassari e poi ancora a Roma e a Padova dei soldati sardi di cui sei stato un vero Babbu Mannu dei tempi moderni. E tanti ti devono  tanto. Mi hai fortemente voluto in Iraq al tuo fianco contro chi non gradiva nelle alte sfere. Mai scorderò le tue pene di quei giorni e il tuo abbraccio in quel triste maledetto giorno.
Hai lottato, Hanno cercato di ferirti, ma un vero soldato quale sei stato non cede, perchè essere comandante di uomini e tu lo sei stato, comporta onore, passione e umanità e forza. Tu hai dato a noi sardi una bella lezione di vita, ma anche il valore di combattere sempre e con i colori biancorossi anche di più nel cuore.
Grazie Bruno. Buona vita.

 

bruno stano è stato un babbu mannu anche per i soldati del COMFOPNORD che al momento del commiato gli hanno regalato un quadro nel quale è sintetizzata la carriera del generale: infanzia in puglia, poi con i lupi di toscana, la brigata SASSARI e, infine, il COMFOPNORD

 

© 2017 - CON LA BRIGATA SASSARI - TUTTI I DIRITTI RISERVATI - ALL RIGHTS RESERVED
AUT. TRIB. CAGLIARI N. 9/13 DEL 9 LUGLIO 2013 - DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO VACCA