SINNAI, 14 SETTEMBRE 2015 - Ora che tutte le istituzioni
hanno messo una pietra tombale sulla bufala dei tumori attribuiti ai
poligoni militari, è giusto ricordare agli smemorati quello che,
anche se di pubblico dominio, vorrebbero fosse dimenticato.
Nel lontano 20 febbraio 2002 il generale Giangabriele Carta, allora
comandante della Regione Militare Sardegna, scrisse all'Assessore
regionale all'Ambiente Emilio Pani (nominato dallo “smemorato”
presidente Mauro Pili): ”le Forze Armate offrono alla Regione
Autonoma della Sardegna la possibilità di svolgere da parte di
qualsiasi persona da voi incaricata, a qualsiasi ora, in qualsiasi
giorno, con qualsivoglia strumento... controlli finalizzati al
monitoraggio dell’aria, del terreno e dell’acqua nei poligoni della
Sardegna”.
Già il 9/2/2001 Il Corriere della Sera (pag. 6) aveva
informato gli italiani sui circa 800 prodotti di uso quotidiano
fatti con uranio impoverito: dagli stent cardiaci alle mazze da
golf, alle candele per auto, respiratori subacquei, microfoni, forni
a microonde, auricolari ecc.
- Il 7/2/2004 l'Unione Sarda riportava (pag. 6) il parere di
un medico cagliaritano, Andrea Cadelano, stabilitosi in Kosovo:
“...in queste zone non sono stati registrati casi neppure tra i
bambini che pure giocano in mezzo ai carri armati e residuati
bellici...Abbiamo anche realizzato un grande canile in una zona
bombardata, ma le nostre bestie sono sempre tutte sanissime”.
- Il 25/2/2011 La Nuova Sardegna a pagina 7 titolava: “Uranio
impoverito- Chiuse due inchieste della Procura di Cagliari: Nessuna
traccia di uranio impoverito”.
- Il 21/8/2012 il Corriere della Sera, con un articolo in
prima pagina informava l'Italia che il guinnes mondiale di longevità
era stato consegnato ai 9 fratelli Melis abitanti a Perdasdefogu,
campati dell'aria, dell'acqua e dei prodotti della terra all'ombra
del famigerato poligono.
- Il 27/9/2014 L'Unione a pag. 35 riferiva che due
ricercatori dell'Università di Cagliari, Luca Gaviano e Donatella
Petretto, avevano scoperto che una delle blue zone del mondo è ...il
paese di Teulada, quello “vittima” dell’omonimo poligono! I numeri
scaturiti dalla ricerca sulla longevità dei teuladini erano
incredibili.
- L'1/4/2015 L'Unione a pag.33 informava che i poligoni sardi
avevano superato l'esame della stessa Arpas (l'Agenzia regionale per
l'ambiente). Approvati dalla Regione i risultati della analisi.
- Ancora il 1/4/2015 a pag. 4 La Nuova Sardegna informa:
Quirra. Salute a rischio? Uno studio lo nega.
- Il 17/4/2015 a pag 21 L'Unione pubblica: Il TAR ha emesso
la sentenza. Valery Melis è morto per cause che non hanno nulla che
vedere con l'U.I.
- Il 17/6/2015 L'Unione a pag. 19 parla dei centenari sardi
di Perdas, dell'Ogliastra e di Teulada. 50 membri dell'ICC (Comitato
Internazionale dei Centenari) sono in Sardegna per capire come mai
proprio a Perdas e a Teulada, oltre che a Okinawa che pure è una
tappa del loro viaggio, la gente campi così a lungo.
- Il 18/6/2015 L'Unione a pag. 33 titola: “Perdasdefogu. La
blue zone. L'elisir di lunga vita”.
Già dal 2001 l’oncologo Franco Mandelli escluse il nesso tra U.I. e
possibili conseguenze tumorali, anche se successivamente, dopo una
campagna alimentata dalla sinistra politica sarda, fu spinto a usare
la formula “...non si può escludere che...”. Passò in seconda linea
il fatto che dell’U.I. nei poligoni sardi non ci fosse traccia.
Il 29 settembre del 2001 il prof. Franco Nobile in un convegno
promosso dall'OCRA del Coordinamento Toscano della Lega contro i
Tumori rese pubblico il Rapporto Scientifico redatto a seguito di
una poderosa ricerca effettuata da un team composto da un centinaio
di esperti. Le conclusioni del documento: “...non ci sembra
certamente il caso di parlare di effetti acuti letali per l'U.I...”
Si pronunciarono contro la teoria U.I.-tumori anche l’Istituto
Superiore della Sanità, l'ONU che varò un'apposita commissione
(United Nations Environmetal Program) che sentenziò: “La missione
UNEP conclude, pertanto, che i rischi sia radiologici che chimici
dipendenti dalla presenza di proiettili a base di U.I. sono
irrilevanti”.
Quindi fu la volta della Commissione Europea per l’Ambiente
presieduta da Margot Wallstrom, e del prof. Giuseppe Remuzzi
dell’Istituto Negri di Bergamo che scrisse “cosa emerge da tutte
queste conoscenze? Che l'U.I., che emette 3 milioni di volte meno
radioattività del Ra-226 che si usava una volta per vedere al buio
le lancette delle sveglie, alle concentrazioni a cui sono stati
esposti i soldati del Golfo e del Kosovo non ha conseguenze sulla
salute e non provoca cancro per effetto chimico, né per effetto
della radioattività”.
Infine, nell'anno in corso, due personalità di fama mondiale, il
prof. Giorgio Trenta e il prof. Mario Marini del Politecnico di
Milano (poi tacciato di imperizia dal noto magistrato promotore
delle esumazioni di salme di pastori tese a dimostrare la nota
teoria), confermarono i giudizi espressi dalle precedenti
commissioni di inchiesta.
A questo punto è doveroso fare una distinzione tra chi era (e resta)
in mala fede e chi invece era solo colpevolmente disinformato o
ideologicamente condizionato Tuttavia a fattor comune queste due
categorie hanno la responsabilità di avere causato danni e costi
considerevoli all'economia sarda.
Oggi è grottesco che qualcuno abbia ancora la faccia tosta di
proporre nuove commissioni d'inchiesta. Io spero nel motto "una
risata li seppellirà", almeno per quanto riguarda chi non si ferma
neanche davanti alle proposte più allucinanti: dopo la riesumazioni
di cadaveri, ora le bonifiche da effettuare nel sottosuolo fino a
trenta metri di profondità! Questi personaggi che sulla bufala
dell'U.I. hanno costruito la loro visibilità politica, speculando
sulla disinformazione o la dabbenaggine di alcuni, oggi dovrebbero
quanto meno scusarsi ed essere chiamati a rispondere (e non solo in
termini di consenso elettorale) dei danni provocati, non ultimo il
rischio sempre incombente di chiudere, insieme ai poligoni, anche la
Brigata SASSARI.
Ma è soprattutto auspicabile che ora la classe politica e i
cosiddetti ambientalisti dedichino le loro energie per risollevare
le derelitte sorti della Sardegna realizzando finalmente qualcosa in
quel 96% di coste dove i militari NON sono mai stati presenti e in
quel 99,5% del territorio sardo che NON è proprietà del
demanio militare.
Gen. D. (ris.) Nicolò
Manca
(già comandante della Brigata SASSARI)
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PAOLO
VACCA
GEN. NICOLO' MANCA
28° Comandante (e primo sardo) della Brigata SASSARI
Si dimise dall'Esercito in segno di protesta per la campagna di stampa
contro le Forze Armate dopo la missione Ibis in Somalia. Nel 2013
ha restituito le onorificenze di Cavaliere, Ufficiale e Commendatore
dell'Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” per protestare per
il comportamento dei politici nel caso dei Fucilieri di Marina tenuti
in ostaggio in India
il
punto di
GIANGABRIELE CARTA
IL POLIGONO
DI CAPO TEULADA E LA BRIGATA SASSARI
il
punto di
NICOLO' MANCA
POLIGONI
MILITARI, SALUTE E TUTELA DELL'AMBIENTE
IL MUSEO DEL 3°
Sa mezzus gioventude
ABBRACCI
Il Glorioso TERZO