AGGIORNAMENTO
CAGLIARI, 20 MARZO 2015 - Mentre il procedimento penale n. 452/12
Reg. GIP sulle attività del Poligono è fermo in attesa della decisione della
Corte Costituzionale sulla questione di legittimità posta dal Tribunale di
Lanusei, dopo che la Regione Autonoma della Sardegna si è costituita in
giudizio, chiedendo il risarcimento del danno ambientale che, invece,
per l’art. 311 del decreto legislativo n. 152/2006 spetta allo Stato,
le indagini tecnico-scientifiche sono andate avanti.
La società
AMBIENTE Ingegneria Ambientale e laboratori ha consegnato la relazione
tecnica che era stata commissionata dalla NATO Support Agency (NSPA) e dal
Poligono Interforze Salto di Quirra con contratto n° LG-UR/4500268844 del 15
Gennaio 2013.
Anche la perizia della società
AMBIENTE, datata 10 Gennaio 2015, conferma le conclusioni del consulente
tecnico del Tribunale di Lanusei, prof.
Mario
Mariani, coordinatore della Sezione di Ingegneria Nucleare del
Politecnico di Milano:
NESSUN DISASTRO AMBIENTALE
COME E' STATA CONDOTTA L'INDAGINE
La società
AMBIENTE ha operato in esecuzione di due Piani di
Caratterizzazione delle quattro aree del PISQ (tre di quello "a terra" ed
uno di quello "a mare") indicate dal pubblico ministero di Lanusei come
quelle maggiormente contaminate, in quanto caratterizzate da "più
intensa attività operativa". I Piani di Caratterizzazione sono stati
approvati nel corso di due Conferenze dei Servizi svoltesi nel primo
semestre del 2012 ed i relativi contenuti (diventati il capitolato del Bando
di Gara d'appalto Internazionale bandito da NSPA) hanno accolto
integralmente le metodologie, i protocolli operativi, gli obiettivi di
ricerca e perfino la posizione di ogni singolo punto di prelievo dei
campioni (top soil, sedimento E/O piezometri) indicati dall'ARPA
Sardegna di concerto con l'Assessorato dell'Ambiente della Regione Autonoma
della Sardegna, le due Province interessate, le ASL 8 e 4, i 12 comuni del
Sarrabus e dell'Ogliastra.
Il Ministero della Difesa si è assunto integralmente gli oneri
finanziari della nuova indagine ambientale resa obbligatoria
dall'applicazione del D.Legs. 152, e ha operato con la massima trasparenza e
condivisione con i cosiddetti "portatori d'interesse locali" e,
soprattutto, ha recepito integralmente le prescrizioni dell'ARPA Sardegna
che svolge il cruciale ruolo di Autorità di controllo/validazione dei
risultati. L'ARPA Sardegna, in perfetta autonomia (ma sempre a spese
dell'Amministrazione Difesa) ha effettuato i propri riscontri di laboratorio
in qualificati Centri sia isolani, sia della penisola, con l'esecuzione di
ulteriori analisi dei campioni prelevati e depositati dalla società
AMBIENTE .
LE TRINCEE ESPLORATIVE PER LA
RACCOLTA DEI CAMPIONI IN PROFONDITA'
I RISULTATI DELL'INDAGINE
I risultati ottenuti dalla società
AMBIENTE attraverso le analisi sui campioni di terreno prelevati
nell'area del poligono a terra e in quello a mare di Capo San Lorenzo hanno
evidenziato una sostanziale conformità ai limiti previsti dalla legge sulla
“Concentrazione Soglia di Contaminazione [CSC] nel suolo e nel sottosuolo
(riferiti alla specifica d’uso dei siti da bonificare” – “Siti ad uso
commerciale ed industriale”). L’uranio presente nei terreni dell’area
campionata (eseguiti 65 prelievi) è caratterizzato da valori del
rapporto isotopico 235U/238U che oscillano attorno a quello
dell’uranio naturale. Le oscillazioni osservate sono probabilmente
ascrivibili a incertezze analitiche. Per quanto concerne la concentrazione
di Uranio, i valori misurati in Accu Perda Majori risultano
maggiori rispetto ai valori misurati sugli altri siti (Is Pibiris, Zona
Arrivo Colpi e Capo San Lorenzo). Con i dati attualmente a disposizione,
è scritto nella relazione, è possibile escludere la presenza di uranio
impoverito (depleted uranium) in Accu Perda Majori così come è da
escludere una rilevanza ai fini di rischi radiologici della relativa
abbondanza di Uranio rispetto alle altre aree del poligono. Non si
hanno, al contrario, informazioni sufficienti per poter attribuire, in modo
certo, a cause naturali la relativa abbondanza di Uranio riscontrata
nell'area.
Per il Torio e il Tungsteno misurati nei terreni (analisi su
65 campioni) è ipotizzabile un’origine naturale, in base all’unimodalità dei
rispettivi diagrammi di probabilità. Per i composti esplosivi misurati nei
33 campioni di terreni e 6 campioni di acque, sono stati determinati valori
tutti inferiori al limite di rivelabilità (detection limit). Il Torio
misurato su sei campioni di acque è risultato sempre inferiore al detection
limit (0.5 µg/L), mentre l’Uranio è sempre inferiore a 4 µg/L. I
risultati delle indagine radiometriche condotte su quattro campioni di
terreni e un campione di acqua non evidenziano particolari criticità
radiometriche ed i livelli di concentrazione misurati risultano tipici del
fondo ambientale. Le conclusioni dell'ultima indagine ambientale sul PISQ
sono ampiamente dettagliate nelle relazione tecniche stilate per ognuna dele
aree sottoposte ad esame e corredate di grafici e schede particolareggiate
che riportano anche la rilevazione GPS del punti e la documentazione
fotovideo delle attività.
UNO
DEGLI SPECIALI CONTENITORI PER IL MATERIALE ESTRATTO DAL TERRENO CON I
CAROTAGGI
LA RELAZIONE MARIANI
E' interessante proporre a questo punto
alcuni passi della relazione del consulente tecnico del Tribunale di
Lanusei, prof. Mario Mariani, evidenziando la univocità delle conclusioni
cui sono arrivate le ultime indagini scientifiche compiute nell'area del
PISQ.
"Volendo concludere è possibile affermare che, sulla base dei campioni di suolo ed acque prelevati, non siamo in presenza di un disastro ambientale. È possibile notare che i valori dei diversi parametri ottenuti nel corso di questa campagna analitica non sembrano discostarsi molto dai valori riscontrati durante le precedenti indagini analitiche. Nelle zone interne al Poligono è possibile che fenomeni di dispersione di polveri fini abbiano contribuito a variare il contenuto elementare di suoli caratterizzati in origine da geo-litologie con diversa composizione chimica. ( ... ) Uranio-238 e Torio-232 (U-238 e Th-232) sono radionuclidi naturali primordiali (detti anche radio-elementi), con tempi di dimezzamento molto lunghi (comparabili con l’età della Terra) e presentano una distribuzione praticamente ubiquitaria nella crosta terrestre con valori di concentrazione di attività (normalmente indicati in Bq/g o kBq/kg - Becquerel/grammo o multipli) variabili a seconda del tipo e delle quantità di minerale presente e, soprattutto, con notevoli variazioni di tali valori in funzione del luogo. I decadimenti radioattivi di U-238 e Th-232 (capostipiti) producono una serie di radionuclidi figli (progenie) costituiti da isotopi dello stesso elemento e/o da elementi di tipo diverso dal capostipite, con caratteristiche fisiche molto variabili in termini di tempo di dimezzamento, tipo di decadimento radioattivo, energia e tipo di radiazione emessa e, nel caso di elementi diversi dal capostipite, anche di comportamento chimico" ( ... ).
"Tutto ciò, nel complesso, consente di affermare che se si fossero
commessi errori (anche non trascurabili) nel sottostimare il contenuto di
uranio e torio presenti nei suoli, i margini sono talmente ampi da garantire
una valutazione più che cautelativa del rischio radiologico anche nei
confronti di eventuali sottostime analitiche rilevanti. A tal proposito è
comunque bene sottolineare che la sottostima analitica riscontrata e
riscontrabile per alcuni minerali naturali di torio e dovuta alla difficoltà
di attacco acido in microonde di queste matrici naturali particolarmente
resistenti, non avrebbe luogo qualora torio e uranio presenti avessero una
origine antropica. I valori limite calcolati, di 73,9 mg/kg per il
torio-232sec e 34,6 mg/kg per l’uranio-238sec, confrontati con i valori medi
del luogo ci pongono quindi in una condizione di totale sicurezza dal punto
di vista radiologico, e ciò anche nei confronti dei valori di picco trovati
per uranio e torio nel PISQ qualora questi fossero per intero ascrivibili a
immissione antropica. Inoltre, mentre per l’eventuale utilizzo di uranio
depleto all’interno del poligono non vi sono dati certi, almeno per il torio
è noto che l’aggiunta antropica dovrebbe ammontare al massimo a c.a
3200 grammi (provenienti dai 1187
missili Milan fatti esplodere dal 1986 al 2003), quantità scarsa per
causare un apprezzabile apporto di torio antropico nel suolo di un’area di
alcuni ettari.
In conclusione è necessario ribadire che: i radionuclidi difficilmente sono
in equilibrio secolare; che i valori medi di uranio e torio naturali dentro
e fuori da poligono sono noti e sono stati considerati cautelativamente
totalmente antropici (ipotesi poco realistica; che questi valori comunque
risultano di gran lunga inferiori ai valori per il livello di Esenzione e
Rilascio indicati dalla RP 122. Pertanto la situazione reale dei luoghi
corrisponde ad un contesto di rischio radiologico che è di molto inferiore a
quello corrispondente al limite di esenzione più basso riportato nella RP
122. In particolare, la condizione prevista come ipotesi di lavoro al fine
di porsi nella condizione di Esenzione e Rilascio (che comporta dosi
inferiori a 300 µSv/anno), alla luce delle considerazioni sopra esposte, è
talmente cautelativa da indicare che una più realistica situazione dei
luoghi risulta probabilmente molto prossima a livelli di
NON RILEVANZA RADIOLOGICA
(che si verifica per dosi inferiori a 30 µSv/anno). Ciò potrebbe quindi
portare a considerare irrilevante dal punto di vista radiologico il
contributo di dose a seguito delle diverse attività dei lavoratori e dei
membri del pubblico che, a vario titolo, si espongono al fondo di
radioattività considerato e presente dentro e fuori dal PISQ".
RACCOLTA CAMPIONI
CONCLUSIONI
L'indagine tecnico-scientifica
condotta dalla società AMBIENTE
ha prodotto risultati
sovrapponibili a quelli ottenuti dall'Università di Siena, dalla Società SGS
e, più recentemente, dagli specialisti del Centro Chimico dell'Aeronautica
Militare e dal consulente tecnico del Tribunale di Lanusei, prof. Mario
Mariani.
Tutti gli esami portano a escludere
sia pericoli diretti per la salute pubblica (ipotizzati dalla autorità
inquirente di Lanusei), sia pericoli derivanti dalla supposta immissione di
elementi nocivi nella catena alimentare. A questo proposito è necessario
richiamare gli esiti dell'indagine condotta dall'Istituto Zooprofilattico
della Sardegna (IZS) presentata l'8 Novembre 2011 a Cagliari dall’assessore
regionale della Sanità Simona De Francisci e illustrata dal direttore
dell’Izs Antonello Usai
(CONSULTA LA RELAZIONE).
Viene meno ogni esigenza di bonifica ambientale nelle aree demaniali
costituenti i Poligoni "a terra" e "a mare".
La presenza militare non ha portato alla "desertificazione" del territorio e
non ha fatto insorgere la cosiddetta "Sindrome di Quirra", sindrome peraltro
mai riconosciuta dalle autorità sanitarie.
Quando il procedimento penale n. 452/12 Reg. GIP
di Lanusei sarà concluso, sarà interessante
scoprire chi, e mosso da quali interessi, abbia orchestrato la campagna
contro i poligoni addestrativi, in un momento storico caratterizzato dal
forte impegno delle nostre Forze Armate in missioni NATO e ONU.
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AUT. TRIB. CAGLIARI N. 9/13 DEL 9 LUGLIO 2013 - DIRETTORE RESPONSABILE
PAOLO
VACCA