CAGLIARI, 30
SETTEMBRE 2014 - Alcuni amici mi chiedono da tempo un intervento
sulle varie iniziative che in questi mesi hanno visto le questioni
della presenza di militari in basi e affini e varie ed eventuali.
Non sono mai intervenuto, perchè certe tesi sono state cavallo di
battaglia di alcuni gruppi pacifisti ed indipendentisti da anni e
anni. Non mi pareva nulla di nuovo. Ma ci tengo a dire, viste certe
posizioni che rasentano molto la incompletezza e, molto spesso,
carenza di conoscenze, ma in certi casi veri momenti demagogici,
poiché il problema interessa molto i militari e non certo i generali
o gli alti ufficiali accusati da qualcuno di complicità non meglio
identificate. Si tratta, quindi, di migliaia di uomini e donne in
divisa che lavorano su questa terra e qualche migliaia "nolenti" in
servizio negli alpini o altre località del continente. Questi ultimi
da decenni anelano a rientrare in Sardegna, pur pagando Irpef e
tasse nei rispettivi luoghi di residenza in Sardegna.
Orbene il vero timore è che per loro si precludano le già poche
possibilità di rientro in Sardegna e per chi invece lavora in loco
lo spauracchio che nella riforma dello strumento militare, che
prevede lo scioglimento di almeno quattro brigate, venga (viste le
grandi battaglie ideologiche) chiusa la SASSARI con relativi
reparti. Sfuma l'apertura a Nuoro e anche la possibilità di far
nascere in zona di Ozieri un bel reparto di cavalleria che non
sarebbe da buttare a mare, viste le possibilità di interagire nel
settore con le realtà locali. Le guerre di principio o si fanno con
i piedi in terra, valutando il complesso delle situazioni o si crea
semplicemente una inutile e stupida contrapposizione tra sardi in
divisa e sardi che pensano di risolvere i problemi della Sardegna,
chiudendo i poligoni, le caserme e quant'altro.
Una seria proposta politica dovrebbe fare valutazioni e condividere
percorsi, coinvolgendo chi opera nel settore, le comunità locali, e
non arrogandosi la pretesa di parlare in nome del popolo sovrano
senza averne un mandato. Ognuno segua le proprie idee e rispetti le
idee altrui. Un contributo posso ritenere di darlo con scienza e
coscienza, di essere cittadino sardo quanto altri che lo rivendicano
e lo sbandierano. Pari dignità si dice.
Ho scritto una riflessione non per creare solo un dibattito sul web,
ma pronto al confronto nei luoghi dove si possa dibattere e
discutere, con serietà, di tante cose inerenti la presenza militare
in Sardegna.
GIANFRANCO SCALAS
gianfranco scalas a
colloquio con un anziano iracheno durante la missione "Antica
Babilonia II" (2003-2004). sotto: simulazione evacuazione civili da
area di crisi durante esercitazione nato "destined glory" a capo
teulada (1996).
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AUT. TRIB. CAGLIARI N. 9/13 DEL 9 LUGLIO 2013 - DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO
VACCA
GEN. GIANFRANCO SCALAS Storico portavoce dell'Esercito
Italiano e della Brigata
SASSARI nelle missioni in Somalia, Balcani e Iraq. Ora è presidente
della formazione politica Fortza Paris
il
punto di
NICOLO' MANCA
POLIGONI
MILITARI, SALUTE E TUTELA DELL'AMBIENTE
il
punto di
GIANGABRIELE CARTA
IL POLIGONO
DI CAPO TEULADA E LA BRIGATA SASSARI
lettera aperta
al Presidente Regione Autonoma Sardegna, Francesco Pigliaru
RENATO CAMMARATA
DELEGATO COCER ESERCITO
Il Glorioso TERZO