un artigliere
alpino
col bianco e rosso nel cuore
CAGLIARI, 30 OTTOBRE 2015 - Il Generale Maurizio Sulig, vice Comandante della Brigata SASSARI dal 2009 al 2014, ha lasciato oggi il servizio attivo. Pubblichiamo in questa pagina il discorso pronunciato a Torino all'atto di lasciare il servizio e gli dedichiamo un video, nel quale sono fissati alcuni momenti del suo servizio in bianco-rosso. Rendiamo omaggio ad un Ufficiale che ha saputo stabilire un legame speciale con i Sassarini e con la loro Isola. Un grazie particolare al Gen. Sulig per l'attenzione che ha sempre riservato al nostro giornale online.
I SOLDATI NON SEGUONO I CINICI CAUTI: LORO SEGUONO I CAPI CHE CI CREDONO
"Bene. Dopo 38 anni e 22 giorni in uniforme,
nel corso dei quali sono riuscito a non essere mai colto in
flagranza di misfatti troppo gravi, il momento fatidico è arrivato:
da domani, la responsabilità di decidere cosa indossare alla mattina
ricadrà integralmente sulle mie spalle, e mi domando se saprò essere
all'altezza di una simile sfida...
Vedete, trovarsi qui, a poco tempo dall'istante in cui la sciabola
incontrerà il chiodo che già l'aspetta in cantina, è cosa che ha in
sé tutti gli ingredienti per una situazione imbarazzante o triste,
anche perché oggi do l'addio ad un servizio in cui ho creduto e
credo molto, ad una carriera iniziata in un tempo ed un mondo molto
diversi da quelli di oggi. D'altro canto ho sempre ritenuto che ogni
congedo, per essere elegante, debba essere spontaneo: "Quit while
you are ahead", non permettere che un brutto tramonto rovini una
bella giornata. Non dovrebbe essere l'anagrafe ad imporre il ritiro,
quanto la convinzione di avere fatto tutto quanto si poteva fare
bene e di avere dato tutto quanto si aveva da dare, unita al non
volere sprecare o rovinare quanto fatto fin qui. E quindi non é una
situazione malinconica, perché provo per i miei 34 anni di servizio
da Ufficiale un misto di stupore per avere avuto una vita così
intensa ed appagante e di gratitudine per le persone e gli amici che
hanno reso possibile che fosse così. Sono tanti e, forse, un giorno,
godendo dell'indulgenza che si accorda ai bambini, agli incoscienti
ed ai vecchi Soldati, proverò a scriverne con il dettaglio che
meritano, ma al momento voglio abusare della mia posizione di
salutando e della vostra pazienza per ricordarne solo alcuni.
...Per primi mi vengono in mente i miei Comandanti del passato,
quelli che mi sono stati Maestri, spesso ruvidi, di Stile e di Etica
Militari, che mi hanno insegnato che un Comandante è uno che per
fare il suo mestiere ha bisogno di altre persone di cui, a sua
volta, è il primo servitore,che mi hanno inculcato che l'ordine di
priorità è - e sempre sarà- "il pezzo, il
mulo, il basto, l'uomo, l'Ufficiale", che l’essenza del comando –
così come la sua grandezza e la sua miseria - sta nel prendere
decisioni scomode in momenti difficili, e portarne la
responsabilità.
...Poi mi vengono in mente i Soldati che ho avuto il privilegio di
comandare, capi pezzo,conducenti, serventi di coda, specializzati,
topografi, artiglieri del 5º e del 52º, Sassarini, cucinieri,
conduttori di automezzi, carristi del 4º... potrei proseguire a
lungo. Sono loro la ricchezza di una vita, le persone che uno
incontra sulla sua strada, e che tanto gli danno, e che non sempre
vengono ripagate come meriterebbero, per egoismo, o anche solo per
un momento di stanchezza. Gente fantastica, nei cui confronti non so
se sono sempre stato il Comandante che avrebbero meritato, anche se
so di avere sempre tentato di compiere il mio dovere nei loro
riguardi cosi come scienza e coscienza mi indicavano quale fosse il
mio dovere.
...Mi vengono in mente i luoghi dove ho prestato servizio, i loro
colori, la loro anima, tanti, diversi. Sono tanti, come sono tanti i
luoghi in cui siamo stati insieme, di cui abbiamo respirato il
profumo o il tanfo, di cui abbiamo mangiato la polvere, di cui
abbiamo subito il vento o la neve o la pioggia. Sono tanti ma ne
voglio ricordare tre fra tutti: le Alpi, dove mi sono formato,
l'Afghanistan, dove anni e anni di preparazione sono stati alla fine
messi alla prova, e la Sardegna, dove ho passato i miei ultimi
quattro anni e mezzo da vero Soldato e da cui io, figlio del
profondo Nord Est, alpino e mulattiere per convinzione e domanda, me
ne sono andato con il rosso e il bianco della SASSARI cuciti sulla
pelle. No 'nde cherimos de continentales pro che leare so
trinzeramentu da una parte, e no potho reposare
dall'altra: ditemi poi voi come fa, uno, a non diventare
sentimentale.
... Mi vengono infine in mente quelli che non sono riuscito a
riportare a casa, Giuseppe La Rosa per
tutti, e gli altri che ho salutato per l'ultima volta sull'aereo che
li stava riportando a una casa oltre l'oceano. Sono qui con noi,
anche se non possono brindare con noi, e mi domando se chi è rimasto
meriti e saprà meritare tutte quelle speranze che mai si
realizzeranno, quelle vite che non saranno vissute, quei figli che
non nasceranno, ma è un pensiero che scaccio perché "meritarselo"
comincia da me, noi, da quel che facciamo e come, anche adesso.
... Ho avuto tanta fortuna nella mia vita in Uniforme. La fortuna di
poter scegliere la mia strada, la fortuna di scoprire ogni giorno
che era davvero la mia e che nessun altro percorso avrei voluto
seguire, la fortuna di avere incontrato qualcuno a cui poter passare
la mia insegna. Ai miei colleghi più giovani voglio dire solo
questo: ci siamo scelti una vita dura, avara di soddisfazioni
materiali, spesso pericolosa,fisicamente e professionalmente.
Tentare di essere dei bravi Soldati, dei bravi Comandanti, ha un
prezzo, e può essere alto. Ci sarà sempre la tentazione di limitare
i danni, i costi, compromettendosi di meno, esponendosi di meno, di
seguire la linea di massima pendenza, di cedere alla prudenza ed al
cinismo mascherati da realismo. Ma i Soldati non seguono i cinici
cauti: loro seguono i Capi che ci credono, che quando é il momento
sanno rischiare una delusione o un fallimento per una causa che
ritengono giusta.
...Se potessi tornare indietro, alcune cose si, le cambierei. Ma non
molte. Non fosse altro che altrimenti correrei il rischio di non
vedere i luoghi e fare le cose che ho visto ed ho fatto e,
soprattutto, di non incontrare gente come VOI.
Ho detto anche troppo. Gioia e successo a voi che restate, e il
bicchiere della staffa per me che parto".
MAURIZIO SULIG
TORINO, 30 OTTOBRE 2015
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AUT. TRIB. CAGLIARI N. 9/13 DEL 9 LUGLIO 2013 - DIRETTORE RESPONSABILE
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MAURIZIO SULIG