12
Novembre
2003 - 13 Novembre 2015
IL DOVERE DI NON DIMENTICARE
CAGLIARI, 14 NOVEMBRE 2015 - Il nuovo attacco terroristico al cuore dell'Europa non colpisce solo la Francia, ma tutta l'umanità. E conferma che è necessario, oggi più che mai, avere strumenti di difesa adeguati al livello della minaccia. Noi siamo pronti? Abbiamo fatto tesoro delle lezioni apprese o è più forte la tentazione di rimuovere e credere che il pacifismo imbelle/ipocrita sia la miglior difesa contro i fondamentalismi? Abbiamo chiesto l'opinione del Generale Gianfranco Scalas, storico portavoce dell'Esercito Italiano e della Brigata SASSARI nelle missioni in Somalia, Balcani e Iraq.
I CADUTI DI NASSIRIYA E PARIGI
VITTIME DELLA STESSA BARBARIE
di Gianfranco
Scalas
La barbarie è sempre in agguato. Il passato non si
rimuove, ma serve di monito sempre a tutti. Anche a chi crede di
risolvere ogni problema con facili slogan e semplicistiche
soluzioni. E a chi non capisce una mazza di cosa significhi e
comporti la sicurezza, e a chi per un po di pubblicità, con immensa
faciloneria, sparacchia sul mucchio e a chi non tiene in conto i
contesti di questi ultimi 15 anni.
Il 12 Novembre abbiamo ricordato 21 italiani morti 12 anni fa, oggi
la Francia ne conta più di 100 e il bilancio sembra destinato a
salire. E' necessario riflettere e farsi qualche esamino di
coscienza. Se si ha la coscienza.
Dodici anni possono sembrare lontani e sbiaditi e per tanti sono
ricordi, ma il 12 novembre del 2003 non può essere incasellato tra i
ricordi solamente perché rimane vivo e presente il rivissuto di quei
giorni per chi lo ha visto, sentito nell’animo. Non si dimentica né
si ricorda, si rivive e si rivedono le immagini di quei momenti. E
nella mente sono sempre e solo ancora palpitanti e pieni di una
infinità di sensazioni: lo stupore, le urla che si sentivano nelle
radio, il fumo nero immenso che nel cielo di Nassiriya si alzava, la
frenetica messa in moto dei mezzi, la folle corsa verso quel
maledetto fumo. Nel viaggio di qualche decina di minuti non si
sentivano i sobbalzi dell’automezzo nelle buche: c’era solo la
frenetica fretta di arrivare sul posto. Arrivati al ponte, la
visione era ancor peggio di quanto non si fosse immaginato: pietre,
calcinacci nel ponte, una folla immensa attorno alla base dei
carabinieri. Un carretto trainato da un asino o almeno forse era un
asino. Scendi dal mezzo e un silenzio che attanagliava la vista, la
mente e l’angoscia mista a rabbia, ma racchiusa e ricacciata a forza
dentro. La folla si apre per farti passare, sembrava il Mar Rosso
che si apri su ordine di Mosè, ma li non c’era nulla altro che lo
scempio. Sentivo la loro pietà e la cosa non mi piacque, oggi posso
dire che c’era la solidarietà.
Decine di persone correvano in aiuto a prendere i feriti. Il
silenzio era rotto da urla secche e dai colpi che esplodevano. Qua
mi fermo, perché non posso né ho ancora la forza di descrivere
quanto ho visto. So solo che quelle immagini sono, e saranno sempre,
un film che si ripete nella mente e ogni anno, come i film che si
rivedono, scorre nonostante non si vorrebbe. Spero che i 21 morti di
cui 19 militari, due tra l’altro miei collaboratori, e decine di
iracheni, di cui poco ci si ricorda, siano quelle stelle che
illuminino le menti ed i cuori dei tanti che pensano a tutt'altre
cose terrene e meno al loro innocente sacrificio per opera di
barbari.
Non dimenticare per rendergli onore significa non chiudere gli occhi
anche di questi tempi. Non ci servono altri sacrifici, ma serve
volontà e consapevolezza che si deve combattere sempre per tenere
alta la fiaccola di libertà, di convivenza pacifica. In fin dei
conti eravamo in Iraq con lo spirito di aiutare la gente, piaccia o
non piaccia a tanti. Abbiamo in tanti ricevuto un colpo basso, un
uppercut, ma non siamo andati ko. Lo dobbiamo a chi voleva vivere
con le proprie famiglie e non lo ha potuto fare. Vivere per non
dimenticare i belli esempi. Da Nassiriya che era la antica Ur,
Abramo partì alla ricerca della terra promessa e nel viaggio Dio gli
chiese in sacrificio la vita del figlio Isacco come testimonianza di
fedeltà. Abbiamo tanta strada ancora da fare.
12 novembre 2015 - il
video sulla commemorazione dei caduti di nassiriya e delle missioni
internazionali alla Caserma Monfenera
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