POLIGONI MILITARI, SALUTE E TUTELA DELL'AMBIENTE
di NICOLO' MANCA

SINNAI, 25 GIUGNO 2014 - La campagna contro la presenza militare in Sardegna viene riproposta da decenni con una periodicità riconducibile al rinnovo della compagine governativa regionale. Sottoscrivo quanto dichiarato in merito nei giorni scorsi (ma ignorato dalla stampa) dal generale Carta, 30° comandante della SASSARI, e alle sue parole voglio aggiungere, quale primo comandante sardo della Brigata, alcune mie considerazioni peraltro già proposte in passato. Per i non militari preciso che Carta ed io rivendichiamo il merito di aver contribuito in misura determinante a far sì che la SASSARI diventasse quel che oggi è, impedendone prima la soppressione (per i dettagli si veda il capitolo XV di “Da Calamosca a Calamosca -Alla ricerca di un esercito” ) e poi con il coronamento dell'opera, grazie alla tenacia di Carta, che due anni dopo fu l'artefice del “riempimento” degli organici dell'unità.
La "campagna anti-stellette" si fonda da sempre su due capisaldi: l'inquinamento del territorio che sarebbe causato dalla presenza dei poligoni (uranio impoverito, polveri sottili, torio e chi più ne ha più ne metta) e la penalizzazione economica che la presenza militare causerebbe all'isola. L'operazione in questione affonda le sue radici nel 1994, quando il povero Giuseppe Pintus, un bersagliere che aveva svolto il servizio di leva a Capo Teulada, morì di leucemia. A suo tempo spiegai al fratello di quel soldato che Giuseppe non poteva essere morto a causa dell'uranio impoverito per il semplice fatto che i proiettili di quel tipo non erano mai stati impiegati a Capo Teulada e che comunque il munizionamento del cannone da 106, col quale il congiunto poteva aver sparato i due canonici colpi di addestramento, non sono fatti di metallo di alcun tipo ma esclusivamente di esplosivo (donde la denominazione “a carica cava”). In seguito a nulla valsero neanche le dichiarazioni che precisavano che Valery Melis, un altro povero ragazzo morto per una patologia analoga, durante una missione nei Balcani non fu mai impiegato nelle zone di combattimento teatro di scontri con il possibile impiego di proiettili all'uranio impoverito da parte di forze Nato.
Vari organi di stampa tentarono anche di fare breccia nell'opinione pubblica, rivelando che il famigerato uranio impoverito viene impiegato anche per fare le canne da pesca, gli stent che i cardiochirurghi ci inseriscono nelle coronarie, gli auricolari, le serrature anti-scasso, i microfoni, i cellulari, le candele per auto, i forni a microonde e un migliaio di altri oggetti di uso quotidiano. Negli anni a seguire non servì neanche che sia a livello mondiale (l'ONU con la missione United Nations Environmental Program), sia a livello europeo ( la UE con la Commissione Ambiente guidata da Margot Wallstrom) sia a livello nazionale (ricordo le conclusioni della prima e della seconda Commissione guidate nel 2001 dall'oncologo Franco Mandelli, il parere del professor Giuseppe Remuzzi direttore dell'Istituto “Negri” di Bergamo, i pareri dell'Istituto Superiore di Sanità e della Lega contro i tumori della Regione Toscana fino ad arrivare ai risultati dello studio concluso un mese fa dal professor Giorgio Trenta, medico e fisico cui vengono affidate consulenze a livello mondiale, e dal professor Mario Mariani del Politecnico di Milano), tutte ricerche che non sono servite a smuovere dalle loro posizioni i sostenitori del disastro ambientale a Quirra e a Teulada. Grazie a internet chiunque può leggere le relazioni redatte da quanti hanno effettuato le ricerche sul campo e valutarne quella credibilità scientifica che viene invece negata dai catastrofisti in servizio permanente effettivo.
Desta tuttavia perplessità il fatto che i sostenitori del disastro ambientale non soffermino la loro attenzione su un singolare fenomeno conosciuto nell'intero pianeta: la stupefacente realtà della famiglia Melis di Perdasdefogu, nove fratelli detentori del Guinnes mondiale di longevità; dalla sorella maggiore, Consola, di 107 anni, alla “piccola” Mafalda di 79. Nove fratelli che per circa un secolo hanno respirato l'aria di Perdasdefogu, bevuto l'acqua e mangiato i prodotti della terra del poligono e delle zone adiacenti. Nessuna malattia da inquinamento...col sovrapprezzo del record mondiale di longevità!
L'aspetto inquinamento merita un'ultima appendice marginale, ma significativa: perché quando un testimone o un perito propone elementi non funzionali ad una determinata ipotesi accusatoria viene ventilato lo spauracchio della falsa testimonianza o della negligenza? Questa singolare interpretazione dei principi giudiziari lascia perplessi e contribuisce non poco a creare nell'opinione pubblica il sospetto che il perito-testimone sia un bieco agente “al soldo del Governo Italiano e dei militari”.
Il secondo caposaldo, quello economico, presenta aspetti ugualmente articolati. Premesso che la presenza militare è stata definita “la prima azienda sarda” (circa 5000 stipendi con una ricaduta e un indotto considerevoli per quanto riguarda affitti, tributi locali, edilizia, consumi ecc), quotidianamente viene ventilato il mancato sviluppo dovuto ai 220 kmq di territorio di proprietà del demanio militare (circa lo 0,5% dei 24.090 kmq della superficie isolana) e agli 80 km di coste incluse nei poligoni (circa il 4% dei 1800 km di costa, considerando anche le isole minori). Meno immediato risulta il discorso delle servitù e delle interdizioni alla navigazione che scattano in occasione delle esercitazioni a fuoco, nonché la determinazione degli indennizzi (corrisposti quasi sempre in ritardo) previsti per compensare le penalizzazioni di cui sopra.
A questo punto sorge però spontanea una domanda: possibile che quello 0,5 % del territorio e quel 4% delle coste siano determinanti per l'economia isolana e, soprattutto, non siano equilibrati dagli stipendi e dagli indennizzi, cioè dalla ricaduta economica che pesa sull'altro piatto della bilancia. Dovrebbe far meditare la situazione che si è determinata a La Maddalena dove, a giudizio dei più, ora che finalmente “ci si è liberati dagli americani”.....in molti rimpiangono la loro presenza. Chiunque può ipotizzare con onestà intellettuale uno scenario che veda i poligoni sardi finalmente chiusi e restituiti alla collettività, che veda anche finalmente azzerata la presenza militare in Sardegna, con il trasferimento della Brigata SASSARI nelle innumerevoli caserme ormai vuote esistenti nella Penisola. Va da sé che la soluzione trasformerebbe i sardi in divisa in emigranti a vita.
Cosa pensano di questo scenario gli abitanti dei paesi “penalizzati” dai poligoni? Cosa ne pensano commercianti, artigiani, affittuari, amministratori locali, mondo della scuola, gli stessi volontari in divisa? Concludendo credo che quel che serve alla Sardegna non sia chiudere ma aprire le porte, non solo ai militari, ma a qualunque opportunità di lavoro, dal gas algerino ai petrodollari arabi; serve sostenere il settore agro-alimentare, non ostacolare le fonti di energia rinnovabile e ridare respiro all'edilizia soffocata da anni da troppi vincoli.
Certo che si deve tutelare l'ambiente! Ma c'è anche un disperato bisogno di lavoro, con buona pace dei ben noti pittoreschi personaggi in perenne ricerca di visibilità, gli inconcludenti millantatori che predicano “via i militari per avere prosperità e benessere”.
Come a La Maddalena?
NICOLO' MANCA
28° COMANDANTE BRIGATA SASSARI
E SUO PRIMO COMANDANTE SARDO

 

MILITARY RANGES, HEALTH AND ENVIROMENT
by NICOLO' MANCA
english version thanks g. u.

SINNAI, 2014 JUNE 25th -  The anti-military campaign in Sardinia has been regularly occurring in the last decades together with the rotation of the regional government. I fall in with what was recently stated (but ignored by the press) by General Carta, 30th SASSARI Brigade Commander, and I would like to add to his words, as the first Sardinian Brigade Commander, some of my considerations already proposed in the past. For non-military, Carta and I claim the merit of having contributed to what the SASSARI Brigade has become and to what it now is, avoiding its first inactivation (for details see Chapter XV "Da Calamosca a Calamosca- Alla ricerca di un esercito") and two years later, with the culmination of the work, when thanks to the tenacity of Carta, the “filling" of the Brigade’s units was achieved.
The anti-military campaign is always based on two pillars: pollution of the territory that would be caused by the presence of military ranges (depleted uranium, thorium, particulates…and so on) and economic drawback that the military presence would cause to the island. The issue finds its roots in 1994, when the unfortunate Giuseppe Pintus, a bersaglieri soldier who had served in Capo Teulada, died of leukemia. Once I explained to the soldier's brother that Giuseppe could not have died as a result of depleted uranium exposure because the projectiles of this kind had never been employed at Capo Teulada and that anyway the 106mm cannon ammunition, with whom Giuseppe could have fired the two basic training rounds, is not made of metal of any kind but only explosive (whence the name "shaped charge".
Later on worthless became the other statements that were made regarding Valery Melis, another unfortunate soldier who died of a similar disease as well during his deployment in the Balkans even though he had never operated neither in combat areas, nor on clashes zones where depleted uranium shells could possibly be used by NATO forces.
Several newspapers also attempted to impact on public opinion by revealing that the notorious depleted uranium is used to make fishing rods, stents to be inserted in coronary by heart surgeons, earphones, anti-lock-picking locks, microphones, mobile phones, car candles, microwave ovens and a thousand other items of daily use. In the following years as a matter of fact the researches developed both at world level (the UN mission United Nations Environmental Program) and at European level (the EU Environment Commission led by Margot Wallstrom) nevertheless at the national level (I remember the conclusions of the first and second Board in 2001 led by oncologist Franco Mandelli, the opinion of professor Giuseppe Remuzzi Director of "Negri Institut" in Bergamo, the opinions of the "Istituto Superiore di Sanità" and the "Lega anti tumori" of Tuscany region up to the results of the study concluded a month ago by professor Giorgio Trenta, physician and physicist whose entrusted with global consulting, and professor Mario Mariani of Politecnico di Milano, resulted unsuccessful to move from their opinion the supporters of environmental disaster in Quirra and Teulada. Thanks Internet anyone can read the reports from those who have conducted searches on the ground and assess the scientific reliability that is still not accepted by the so-called “catastrofisti”.
Raises however concerns the fact that supporters of the environmental disaster do not address their attention on a singular phenomenon known in the entire world: the amazing story of the Guinness World Record for longevity, the nine brothers family Melis from Perdasdefogu; from holdest sister, 107 years old Consola, to the "youngest" 79 years old Mafalda. Nine brothers, who for nearly a century have breathed the air of Perdasdefogu, drank water and ate the products growing up in the military range and the adjacent areas. No disease from pollution ... with extra longevity world record!
The pollution aspect deserves one last marginal but significant add-on: why when a witness or expert proposes non-functional elements to a given hypothesis, it is ventilated the accusatory bogeyman of perjury or negligence? This unique interpretation of legal principles is puzzling and contributes not a little to create public suspicion that the expert-witness is a sinister agent "ipayed by the Italian Government and the military".
The second pillar, the economic one, introduces other important aspects, too. Assumed that the military presence has been called "the first Sardinian enterprise" (about 5000 wages with what implies and a significant amount of satellite activities regarding rentals, local taxation, construction, services etc.), it is daily ventilated the failure of development caused by the 220 sq km of land owned by the military (about 0.5% of 24,090 sq km of the island's surface) and 80 km of coastline including the military range (approx. 4% of 1800 km of total coastline considering also the smaller islands). Less immediate is the issue regarding the navigation limits that snap into focus during the military exercises, as well as the determination of the compensation (paid almost always late) intended to reimburse for the aforementioned disadvantages.
At this point, however, pops up a question: can that 0.5% of the territory and that 4% of the coasts be crucial to the island's economy and especially, salaries and compensation would not be enough to balance the economic fallouts. The situation regarding La Maddalena should now be taken into account where, in the opinion of the most, now that "it has been finally freed by the Americans"... in many regret their presence. Anyone can gamble with intellectual honesty a scenario where the Sardinian ranges are finally closed and returned to the collectivity, would decisively consider the military presence in Sardinia cleared off too, with the transfer of the SASSARI Brigade to innumerable empty barracks existing in the peninsula. It goes by itself that the solution would turn the Sardinians wearing uniforms into emigrants.
What to think of this scenario, the inhabitants of the countries "penalized" by military ranges? What traders, craftsmen, renters, local administrators, schools, volunteers in uniform will think about it? In conclusion I think that what Sardinia deserves is not to close but to open the doors, not only to the military but also to any job opportunities, Algerian gas to petrodollars Arabs; what is really needed is to support the agri-food sector, to not hinder renewable energy sources and restoring the construction market stifled for years by too many constraints.
Sure we have to protect the environment! But there is also a desperate need of jobs; so much for the well known colorful characters continuously searching for visibility, the inconclusive braggarts who preach "out the military to have prosperity and welfare".
Just like La Maddalena?
NICOLO’  MANCA
28th SASSARI BRIGADE COMMANDER

 

 

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AUT. TRIB. CAGLIARI N. 9/13 DEL 9 LUGLIO 2013 - DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO VACCA

 


GEN. NICOLO' MANCA
 
28° Comandante (e primo sardo) della Brigata SASSARI  Si dimise dall'Esercito in segno di protesta per la campagna di stampa contro le Forze Armate dopo la missione Ibis in Somalia.  Nel 2013 ha restituito le onorificenze di Cavaliere, Ufficiale e Commendatore dell'Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”  per protestare per il comportamento dei politici nel caso dei Fucilieri di Marina  tenuti in ostaggio in India

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RENATO CAMMARATA
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