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 AGOSTO 2013 - L'articolo scritto dal giornalista italiano Oliviero Pluviano per "Carta Capital", una delle principali riviste di attualità del Brasile. Pluviano, per 23 anni corrispondente dell'ANSA dal Sud America, parla del cane di Fonni, del suo impiego come cane da guerra, prima in Libia e poi durante la Grande Guerra con la Brigata SASSARI, e dell'inno "Dimonios".

Ecco la traduzione dal portoghese:
L’altra notte e’ morta in circostanze tragiche la mia cagnetta border collie. Si chiamava Kikì e aveva 13 anni. Io le volevo molto bene. Così, in ricordo di lei, voglio dedicare questo Som da Imagem a tutti i cani del mondo che ci aiutano a vivere nelle sventure e nelle felicità. Voglio parlarvi di una razza speciale, poco conosciuta anche dagli addetti ai lavori, sebbene sia uno dei ceppi canini più antichi del mondo, risalente a quasi 3000 anni fa. Si chiama “cane fonnesu” perché è originario di Fonni, un paese dell’interno della Sardegna, con la Sicilia la più grande isola italiana. E’ un animale rustico, grande, di pelo lungo o anche più corto e arruffato. Ma la sua caratteristica principale è il carattere nobile, dignitoso ed estremamente territoriale, forgiato dalle avversità a cui è stato sottoposto nei secoli dai padroni, pastori di pecore, e dai banditi che infestavano le montagne sarde. Adesso è adorato da tutti gli allevatori della Sardegna che l'hanno trasformato in un mito isolano di cui vanno fieri. Ha uno sguardo intenso, con gli occhi ravvicinati come quelli di una scimmia, un’intelligenza eccezionale e una longevità di più di 20 anni. Adora il suo padrone, ma è estremamente aggressivo con gli estranei: è forse il migliore cane da guardia del pianeta. Ma in passato è stato anche cane da guerra. Circa 300 cani “fonnesu” sono stati arruolati nell’Esercito italiano nel 1912 e portati in Líbia a contrastare gli attacchi dei guerriglieri Senussi. Famose sono le gesta di un cane di questa razza chiamato Astula, che in lingua sarda significa freccia. I pastori sardi addestravano i cuccioli ad inferocirsi contro gli intrusi tenendoli legati in piccoli buchi nel terreno coperti di frasche, senza contatti umani che non fossero quelli col padrone. Gli davano da mangiare solo latte di pecora per creare uno stretto legame con la pecora-madre e col gregge da difendere fino alla morte. L’addestramento proseguiva con l’aizzare il cane contro un fantoccio dalle sembianze di uomo che portava legato al collo uno stomaco di pecora pieno di sangue. Furono anche impiegati dalla Brigata SASSARI nella prima guerra mondiale, ma nessun “cane fonnesu” ritornò a casa vivo da queste avventure belliche. E’ incredibile il fatto che ogni cane di questa specie, per avvertire il suo padrone che qualcuno indesiderato si sta avvicinando di notte, non abbaia, mettendo sul chi va là anche il nemico, ma lo sveglia toccandolo in silenzio con la zampa. La Brigata SASSARI, formata solo da soldati sardi, e’ un reparto glorioso, fra i piu’ decorati dell’esercito italiano, anche se è stato formato solo nel 1915. E incredibilmente il suo inno, composto solo 18 anni fa dal colonnello Luciano Sechi, è diventato oggi uno dei canti più venerati di tutta la storia militare italiana. Ascoltate “Dimonios” (diavoli) su YouTube nell’incomprensibile língua sarda, cantato dai soldati durante una parata o intonato da “tenores”, la corale típica della Sardegna pastorale. (La foto e’ dedicata a un meraviglioso cucciolo di pastore maremmano: era solo, nelle campagne di Sassari, con le gambe posteriori fuori uso dopo essere stato investito da una macchina). OLIVIERO PLUVIANO

L'AUTORE, OLIVIERO PLUVIANO, E LA COPERTINA DI CARTACAPITAL

OLIVIERO PLUVIANO

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