SILVIA AMADORI
MASSIMILIANO CARBONI
ROSSELLA LAQUALE
ELISABETTA LOI
NICOLO' MANCA
LUIGI MOI
VALENTINA MURA
DEBORA MUSU
EBE PIERINI
ALBERTO PINNA
MARIO PINNA
OLIVIERO PLUVIANO
MAURIZIO SULIG
PAOLO VACCA
SILENZIOSO RISPETTO
PER I NOSTRI SOLDATI
SABATO 15 OTTOBRE
2016
Capita, a chi ha un cervello che ama mendicare storie, ritrovarsi ad
ascoltarne di straordinarie. Capita che con il tempo ci si faccia l'abitudine,
che diventino un po parte di te come lo sono gli amici che le
raccontano.
Capita che a un tratto ti accorgi come non sia più per te una novità, né
qualcosa di eccezionale o osceno sentir parlare di guerra, di elicotteri
che si alzano in volo mentre la sabbia diventa una seconda pelle. Capita
sentir parlare di docce lontane, di pane e pizza preparati e cotti in
mezzo al nulla, di sguardi persi nell'immensità del cielo stellato a
migliaia di chilometri di distanza da casa. Capita di sentire quanta
umanità ci sia in tutto ciò e quanta fatica faccia chi ti parla nel
cercare di dare un volto umano anche alla guerra, se non altro per i
bambini che capita di incontrare.
Sì, capitano tante cose a chi sa ascoltare.
Ma c'è una cosa a cui non ci si abitua mai. È sentirsi dire ogni santa
volta che la sera, quando il turno di pattuglia è finito, in mezzo alla
biancheria che asciuga sospesa, senza dire una parola si finisce col
pensare a casa e ai fratelli che non ci sono più, e davanti agli
applausi della cosiddetta civiltà, chi vive per mesi con gli scarponi
piantati nella sabbia, al clamore del rumore preferisce il silenzio, un
bicchiere alzato e un brindisi con le stelle, perché la certezza che non
si smette mai di essere soldati né fratelli, non in vita così nella
morte, li accompagna e insegna loro a dare ciò che di più importante un
soldato ha: il suo silenzioso rispetto.
Se solo chi si considera civile avesse la metà del valore di un nostro
soldato, l'Italia sarebbe un Paese migliore.
SILVIA AMADORI
Giovedì 29 dicembre 2011, ore 18.14
Spesso la realtà supera la fantasia, forse perché non sappiamo più
sognare. È da essa che dobbiamo partire per vivere un’esperienza unica.
Ognuno di noi è una vita, un respiro, una storia esclusiva, ognuno di
noi ha scelto cosa fare della propria esistenza ed oggi mi sento di
dedicare il titolo “Anonimo dell’anno 2011” a chi anonimo lo è davvero.
Caro “Dimonio”, sei anonimo ogni giorno, sei anonimo dalla nascita ed
indossare una divisa non ha facilitato la tua conoscenza. Eppure, oggi,
sei il “soldato che non difende la schiavitù ma la libertà”, sei il
soldato che parte per 6-9 mesi in terra straniera per portare un sorriso
anche quando la lontananza dalla Patria sembrerebbe soffocarlo. Sei
soldato da quando avevi 18 anni ed oggi che stai in Afghanistan e sei
alla tua terza missione all’estero non hai tempo di pensare che la tua
sia stata una scelta difficile, devi pensare solo alla tua vita, a
ritornare in terra di Sardegna per riabbracciare chi ti ama.
Sei Luca, Francesca, Andrea, Giuseppe, Daniele, Laura. Hai 28, 30, 36,
41, 50 anni. Sei sardo, italiano, dimonio. Fai parte della Brigata
Sassari, indossi il fazzoletto bianco e rosso:
“Su biancu est fide pro non zedere / incontra a s’inimigu, a sos
affannos; / su ruju est s’amore pro sos mannos, / pro sa Patria…” (Il
bianco è la fede per non cedere / di fronte al nemico ed alle avversità;
/ il rosso è l’amore per antenati, / per la Patria…)
Sei l’uomo, la donna, che cammina fiera di portare la mimetica, sei tu
spirito che doni la vita a questo Paese. Sei il marito che, appena può,
chiama la moglie in Sardegna per dirle ti amo e chiederle come procede,
per ringraziarla di mandare avanti la famiglia durante la sua assenza,
per colpa del fuso orario quando da te è mattina qui è notte fonda,
quando da te è ora di pranzo qui è mattina e spesso rischi di svegliarla
eppure la rendi la donna più felice di tutte.
Sei il militare che passando per la strada sente addosso gli occhi della
gente e va fiero di questo, sei colui che la gente vede solo come una
divisa e non pensa all’uomo la donna che c’è sotto. Sei il papà, la
mamma che appena messo piede in aeroporto corre ad abbracciare i propri
figli.
Hai uno strano modo di amare questa Nazione, la ami quando ti ritrovi
con una mano ad accarezzare il volto di un bambino afghano e con l’altra
a stringere il mitra. La ami da lontano, la sogni e pensi a chi qui ti
ama, pensi a noi italiani, pensi che sei lontano dall’Italia per noi,
eppure sei lì ad aiutare chi italiano non è. Ti senti fiero di servire
questo Paese aiutando gli afghani a costruire scuole e strade in
sicurezza, ti senti fiero quando devi uscire in ricognizione con i tuoi
colleghi e porti quanti più vestiti e cibo all’interno del blindato
perché sai che potresti incontrare bambini svestiti e affamati.
Sei tu “anonimo” tutte le volte che trovi un bambino scalzo, a cui
regali delle scarpine e gli insegni a fare il nodo come farebbe ogni
papà. Sei marito, padre, figlio, fratello, sei chi per la propria scelta
di vita ha fatto soffrire i propri cari, sei chi ha delle persone che
gli scrivono frasi d’amore come questa: “Con oggi sono 3 mesi… E non
abbiamo avuto ancora la gioia di stringerti a noi.. AJO’ figlia mia… Qui
hanno tutti bisogno di te… Ci manchiii..torna presto….un bacio mamma e
papà..”; sei tu donna o uomo che piangi davanti a quei puntini di
sospensione, che ne senti il peso.
Sei un “anonimo” di guerra e di paura. Sei sardo quando ti manca la
terra di Sardegna, lo sei quando ti mancano le cene in compagnia, quando
ti manca il profumo del mare ed il verde delle colline. Sei sardo quando
non puoi lavarti e per giorni sopporti la sabbia che si è attaccata al
corpo, sei sardo quando tieni duro davanti ad un attentato ed a testa
alta continui la tua missione perché tu sei nato per vivere da soldato.
Sei fragile quando vieni a sapere che la tua zona non è più sicura come
si pensava, quando sai che anche solo uscire potrebbe costarti la vita
ed allora hai paura, eppure esci. Soldato fragile quante volte ti sei
ritrovato a camminare per strada ed a venire circondato di improvviso da
20-30 bambini dei quali non sai e non saprai mai se si tratta di orfani,
né come si chiamano o se semplicemente riusciranno a diventare adulti.
Sei solamente tu: orgoglioso, generoso, fiero, chiuso, solare.
Hai scarponi che ogni giorno lasciano migliaia di impronte nel deserto,
hai un sorriso che ti rende umano, non più schiavo di un potere sovrano.
Siete voi “Dimonios” quando state in squadra, quando uscite per
ricognizione in gruppi da 4-5 elementi, magari a piedi, magari dentro il
corazzato, quando sapete che il lavoro di squadra è tutto e spalle
contro spalle costruite una visuale a 360° per salvarvi, magari in una
situazione difficile. Siete soldati quando vi emozionate davanti al PC,
unico mezzo per sentire i vostri cari. Siete esempi di orgoglio quando
salvate un vostro compagno ferito o quando a rischio della propria vita
recuperate il corpo di un altro soldato morto.
Siete italiani, fieri di esserlo, fiera sarà questa Nazione finché
saranno uomini e donne come voi ad indossare il tricolore.
SILVIA AMADORI
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TRATTO DA:
http://www.caffenews.it/mezzogiorno-sud/30704/lanonimo-dellanno-2011-un-dimonios-per-la-pace/
SILVIA AMADORI
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